Uno spettacolo di about:blank
Prodotto da Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone
Col sostegno di Fondazione Friuli
Drammaturgia e regia Lisa Moras
Scenografia e costumi Stefano Zullo
Musiche e disegno luci Alberto Biasutti
con
Marco S. Bellocchio e Caterina Bernardi
Un progetto avviato dal Centro Benedetta D’Intino Onlus
e Fondazione Paola Frassi
Il progetto nasce da un incontro, quello fra Lisa Moras e il Centro Benedetta D’Intino Onlus
di Milano. Il centro è specializzato nella pratica della Comunicazione Aumentativa
Alternativa e si occupa di fornire ogni tipo di sostegno alle persone con problemi di comunicazione gravi. L’idea era quella di usare il teatro come strumento per sensibilizzare rispetto al tema della disabilità comunicativa e porre l’accento sulla Comunicazione Aumentativa Alternativa e sul potentissimo impatto che ha avuto nella vita di chi la pratica.
Dalle ore 20.00 durante l’aperitivo offerto da SPK potrai bere i vini di
Accompagneranno i gustosi manicaretti a cura di
Senza Parlare è la storia di due fratelli, che si amano, che si odiano, che litigano, che crescono. È la storia di come finiamo per riconoscerci nell’altro. È la storia dolce amara di un affetto che non è scontato. È il racconto semplice delle difficoltà che abbiamo tutti nel parlare per farci capire. È un invito ad essere presenti a sé stessi. È anche una storia di disabilità. Che non è la storia della protagonista ma la sua condizione.
Sara, la farfalla dentro lo
scafandro, un io dentro a
un corpo spezzato.
Marco, suo fratello, così
uguale a lei eppure così
diverso…
Oggi, Sara diventa grande,
oggi, Marco diventa il suo
tutore.
[…] «Non
guardatemi con pietà, ma guardatemi per capirmi» dice la protagonista Sara, in un faccia a faccia col pubblico senza filtri. Lisa Moras, nello scrivere il testo e
nel dirigere la messa in scena affidandosi a giovani interpreti (Marco S. Bellocchio e Caterina Bernardi), supportata da Stefano Zullo, per scenografie e costumi e da Alberto Biasutti per luci e sound, sceglie l’equilibrio e la leggerezza, pur toccando
con profondità tutti gli aspetti di un caso di disabilità grave, che
inibisce la comunicazione col mondo esterno. Perfetta la scelta di sdoppiare Sara nella sua sedia a rotelle, quel “corpo buttato su una sedia”, e nel corpo dell’attrice che si muove liberamente sul palco a esprimere un mondo interiore vivo, pulsante e consapevole. In scena anche le difficoltà dei familiari, come il fratello che deve imparare a rapportarsi con una sorella, che va accudita come una bambina, ma
che bambina più non è. Moras ci accompagna nel suo percorso di
consapevolezza, aggiungendo qualche tocco da fiaba (una narrazione attraverso musica e ombre) giocando con le capacità narrative simboliche del teatro e in questo dimostrando padronanza dei diversi linguaggi scenici, destreggiandosi abilmente tra tecnologia e semplicità.
Clelia Del Ponte, Il Gazzettino